Etica Digitale (Feddit)

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Etica Digitale è un gruppo volontario indipendente attivismo con l’intento di riportare la persona e i diritti al centro del dibattito tecnologico.

Se fatto nel rispetto del regolamento, ogni contributo è benvenuto!

Regolamento:

  1. Rispetto e cordialità sempre
  2. Niente troll
  3. Niente pubblicità
  4. Evitare di andare fuori tema nelle discussioni
  5. Evitare discorsi con sfondi politici o propagandistici che non siano strettamente correlati agli argomenti trattati
  6. No attività illegali
  7. Non importunare le e gli utenti in privato.

Alcune informazioni utili:
🔹 Sito: eticadigitale.org
📧 Email: etica.digitale@mailfence.com
🦣 Mastodon
📣 Telegram (canale)
👥 Telegram (gruppo)

founded 2 years ago
MODERATORS
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Quattordici stati statunitensi hanno fatto causa a TikTok con l’accusa di avere spinto gli utenti più giovani a un uso eccessivo della piattaforma

Secondo gli stati, TikTok sarebbe stato progettato in questo modo con piena consapevolezza dei danni che il suo funzionamento era in grado di creare in molte persone giovani.

@eticadigitale

https://www.ilpost.it/2024/10/08/stati-denuncia-tiktok-stati-uniti/

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Immagini di nudo non consensuale generate dall'IA e pubblicate su Twitter vengono rimosse solo in caso di violazione del copyright

Se lo stesso contenuto viene segnalato come contenuto intimo non consensuale, Twitter non lo rimuoverà entro poche settimane e potrebbe non rimuoverlo mai.,Lo mostrerebbe uno studio pre-print condotto da ricercatori dell'Università del Michigan.

@eticadigitale

https://www.404media.co/twitter-acts-fast-on-nonconsensual-nudity-if-it-thinks-its-a-copyright-violation/

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A mio modesto avviso servirebbe una mobilitazione di qualche tipo...

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Facebook: torna il vecchio algoritmo (e la disinformazione).
Un team di ricercatori guidato dall'Università del Massachusetts Amherst ha recentemente pubblicato un lavoro sulla rivista Science. Uno studio del 2023 finanziato da #meta affermava che gli algoritmi avevano ben filtrato notizie inaffidabili per le elezioni USA 2020. Era stato però impiegato un algoritmo più rigoroso. Dal 2021 è tornato il precedente (e la disinformazione)
👇
https://goo.su/ipZY
@eticadigitale

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OpenAI/ChatGPT diventa profit
La chief technology officer Mira Murati ha lasciato l'azienda. Se ne sono andati anche il chief research officer Bob McGrew e il vicepresidente per la ricerca, Barrett Zoph. Altman ha intanto annunciato che #openai sta per essere trasformata in una compagnia for profit. Un’evoluzione nell’aria da tempo.
Massimo Gaggi su Corriere della Sera/Tecnologia
@eticadigitale

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Multa di 91 milioni di euro alla società madre di Facebook per l'archiviazione delle password

La società madre di Facebook, Meta, è stata multata di 91 milioni di euro (75 milioni di sterline) dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) a seguito di un'indagine sulla memorizzazione delle password.

È stato scoperto che Meta ha violato quattro volte il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

@eticadigitale

https://www.bbc.com/news/articles/cvgl8lerx85o

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Inseparabili dai computer, la minaccia che non vediamo. Juan Carlos De Martin sui piccoli cavallini di Troia con cui abbiamo farcito le nostre vite

I raccapriccianti atti di terrorismo avvenuti nei giorni scorsi in Libano sono un’eclatante manifestazione di uno degli aspetti meno compresi della rivoluzione digitale: gli spazi in cui ci troviamo e gli oggetti che ci circondano stanno diventando infedeli. O, meglio, fedeli a qualcun altro

@eticadigitale

https://t.co/SDxJfZ5eyh

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crosspostato da: https://mastodon.uno/users/informapirata/statuses/113170357437630465

FTC: social media e streaming video, sono sempre più invasivi e monetizzano le informazioni personali, senza proteggere gli utenti online, in particolare bambini e adolescenti.

Il rapporto della statunitense Federal Trade Commission raccomanda di limitare la conservazione e la condivisione dei dati, di limitare la pubblicità mirata e di rafforzare le protezioni per gli adolescenti

@privacypride

https://www.ftc.gov/news-events/news/press-releases/2024/09/ftc-staff-report-finds-large-social-media-video-streaming-companies-have-engaged-vast-surveillance

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Brasile, multa di 820 mila euro al giorno per X: «Ha violato il blocco imposto dalla Corte suprema»

Sanzione comminata anche a Starlink. La piattaforma di proprietà di Elon Musk, accessibile nella giornata del 18 settembre su alcuni dispositivi, avrebbe «dimostrato la deliberata intenzione di violare il provvedimento della giustizia»

@eticadigitale

https://www.lettera43.it/brasile-multa-820-mila-euro-x-starlink-elon-musk/

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Come Elon Musk ha amplificato il contenuto di un presunto complotto di interferenza elettorale russo

Musk, una delle persone più ricche del mondo, apparentemente ignaro della fonte di finanziamento russa dell'azienda, ha promosso almeno 60 volte i contenuti di creatori e account collegati a Tenet Media, ricondividendo i post dell'operazione e interagendo con gli opinionisti pagati di Tenet su X.

@eticadigitale

https://www.nbcnews.com/tech/social-media/elon-musk-shared-tenet-content-thought-part-russian-plot-rcna171520

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Il CEO di Oracle, il quinto uomo più ricco al mondo, lancia la sua entusiasmante visione: la tecnosorveglianza che non dorme mai

I piani di Larry Ellison per migliorare la società: controllo totale, registrazione continua di tutto ciò che accade e che le persone fanno, analizzato nei datacenter di Oracle. "I cittadini si comporteranno al meglio, perché stiamo costantemente registrando e segnalando tutto ciò che accade".

@eticadigitale

https://www.404media.co/larry-ellisons-ai-powered-surveillance-dystopia-is-already-here/

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Il Podcast RSI di Paolo Attivissimo - Telegram cambia le proprie regole, terremoto di sicurezza

«Il segnale mandato dalle autorità francesi è molto forte e a differenza delle segnalazioni degli utenti è difficile da ignorare: i gestori delle grandi piattaforme, se sono avvisati del fatto che ospitano contenuti o comportamenti illegali, non possono far finta di niente solo perché sono straricchi»

@eticadigitale

https://attivissimo.blogspot.com/2024/09/podcast-rsi-telegram-cambia-le-proprie.html

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Una bella newsletter del, spesso ottimo, Davide Piacenza. Se vi piace potete iscrivervi alla sua newsletter chiamata Culture Wars.

Non so voi, ma dal mio piccolo e secluso osservatorio mi sembra che negli ultimi tempi sempre più persone si prodighino ad amplificare un discorso riassumibile – coi limiti costitutivi di ogni riassunto – come segue: ogni critica a una nuova tecnologia, al fondo, è legata alle altre dal minimo comune denominatore di una commistione di nostalgia retrograda, panico morale luogocomunista («dove andremo a finire, signora mia?») e antipatia viscerale per le nuove forme di espressione o comunicazione.

Da persona che negli ultimi anni si è messa quasi ogni giorno lo scafandro da palombaro per immergersi nelle profondità delle nostre vite socialmediali iperconnesse, ritengo che questa lettura sia insensata, banale, superficiale, ma soprattutto pericolosa.

Ok, Piacenza, però tu sei il primo a essere sui social: co-e-ren-za. Sì, certo, e questo è un primo punto da smarcare, a mo’ di disclaimer: sono sui social perché, dopo quindici anni di frequentazione, credo di aver finalmente imparato a starci in una maniera che non ha effetti nocivi sulla mia salute; il che implica utilizzarli il meno possibile, e soprattutto non illudermi di poterci discutere di politica, o di cultura, o di sport.

Anzi, meglio ancora: significa non illudermi di poterli usare per discutere, full stop. In altre parole, sto evitando accuratamente la destinazione d’uso per cui erano stati originariamente pensati e sviluppati, nonché il campo d’azione per cui ne abbiamo collettivamente incensato le ricadute sulla società per più di un decennio. E persino con questo modus operandi segnato da paletti abbastanza stretti, non di rado torno ad arrabbiarmi, a essere frustrato dalle loro logiche, a volermene allontanare, a chiedermi perché non costruiamo un’alternativa.

Parlo al plurale, anche perché io stesso sono stato un loro sostenitore relativamente accanito (online si trovano facilmente articoli che ho scritto nell’arco di anni, su diverse riviste): giubilavo quando l’allora Twitter sospingeva il vento delle Primavere arabe, nel 2011-12; mi entusiasmavo osservando e raccontando i primi progetti giornalistici spuntati sulle piattaforme; detta semplicemente, credevo che stessero migliorando il mondo.

Poi cos’è successo? Sono diventato vecchio e scorbutico? Ho iniziato a guardarli come l’America perbenista degli anni Cinquanta guardava il rock’n’roll di Little Richard e Jerry Lee Lewis, stringendo con costernazione i suoi rosari? Mi sono convinto che i social siano vettori di corruzione morale e intellettuale, come i critici letterari ottocenteschi pensavano dei racconti e dei romanzi? Gli inquadramenti offerti dall’estremità dei filo-social, stringendo, sono questi.

E tutto può essere, ma se c'è una prassi che non mi fa difetto, di norma, è l’autocritica; credo proprio che il problema risieda altrove. Intendiamoci, peraltro: non c’è dubbio che tra chi critica i social media (o gli smartphone, o l’intelligenza artificiale, o i razzi per andare su Marte, eccetera) ci sia una folta schiera di passatisti in malafede, di persone con rendite di posizione da difendere, di torri d’avorio interessate a non dilapidare il loro privilegio.

Ma se tutte le prefiche che si lagnano della polarizzazione e le altre storture di quest’epoca hanno sempre torto, come sostengono variamente i più accesi sostenitori del sol dell’innovare che leggo e ascolto, perché dargli la soddisfazione di vedere indirettamente confermate le loro critiche, facendo di tutta l’erba un fascio a cui destinare un commento derisorio, à la ok, boomer?

Come dice a un certo punto Fran Lebowitz nel documentario recentemente prodotto da Netflix che le ha dedicato l’amico Martin Scorsese, «la gente pensa che io non abbia i social perché non so cosa sono: invece ne sto alla larga proprio perché lo so».

Come lei – si parva licet, da ultimo anche perché ho appena compiuto 35 anni – ho assunto posizioni critiche degli algoritmi e delle piattaforme perché mi sono fatto idee più chiare, studiandoli, di come funzionano e di cosa provocano. E così è successo a tanti altri. In Italia è uscito da pochi giorni La generazione ansiosa (Rizzoli), un saggio di Jonathan Haidt, psicologo e autore newyorkese da tempo attivo nel sensibilizzare sulle ricadute dell’uso massivo dei social media sugli adolescenti.

Oltreoceano il saggio è diventato un caso editoriale, ha ricevuto molte lodi e anche diverse critiche; invito chiunque a leggerlo, perché ha un primo incontestabile merito: avviare una conversazione – di portata internazionale – intorno alle vittime silenziose di un sistema comunicativo che prendiamo per inevitabile, immodificabile, e a cui siamo sempre più assuefatti.

Chi non ha a che fare da vicino con adolescenti depressi che hanno sviluppato una dipendenza da social media potrà fare spallucce di fronte al problema, ed è possibile – lo dicono alcuni suoi detrattori – che Haidt ingigantisca alcuni numeri o si sia messo alla testa di un movimento di portavoce online che non vuol saperne di cautele e sfumature, finendo per somigliare all’oggetto della sua critica.

Ma per accorgersi del fatto che le dipendenze da social, doviziosamente incanalate dalla dopamina dei like e dell’engagement a tutti i costi, colpiscono in modo sproporzionato le persone più fragili non ci vuole uno studio comparato: basta guardarsi intorno. Chiunque di noi ha alcune conoscenze che, come si dice di solito, sui social sono «irriconoscibili», come se passassero con un tocco di interruttore da dottor Jekyll a Mr. Hyde, dedicando le loro giornate a battagliare con veemenza crescente contro nemici algoritmici scelti apposta per loro.

Ecco: queste cose non succedono per caso. La colpa non è da imputare all’imperizia e all’impulsività di quel singolo Jekyll, o non soltanto: scelte di business precise e consapevoli – l’introduzione del tasto «Like» e della relativa conta di «mi piace», il passaggio al News Feed algoritmico di Facebook, l’intera architettura nativa di TikTok – dell’ultimo decennio hanno portato a un mondo in cui l’importante non è comunicare con gli altri, ma produrre engagement e contenuto da diffondere il più possibile.

Le suddette teorie sono a tal punto ostaggio di reazionari che stringono rosari e mandano in riparazione il grammofono, che a farle proprie sono alcuni decani della Silicon Valley; gente che ha partecipato attivamente all’evoluzione di queste tecnologie, per capirci. Fra loro c’è uno studioso che cito spesso (anche nel mio libro): è Jaron Lanier, pioniere del software libero e della realtà virtuale, che chiama quelli di Meta e le altre multinazionali del digital «imperi della modificazione comportamentale», per sottolineare il modo surrettizio, graduale ma deliberatamente inesorabile in cui ci costringono a mettere da parte l’umanità condivisa per alimentare il fuoco delle divisioni artefatte (e con esso, si diceva, l’engagement monetizzabile in chiave inserzionistica).

Un’altra grande penna da leggere su questi temi è quella di Ian Bogost, critico dell’Atlantic, che non è diventato un detrattore dei social media perché si stava meglio quando si stava peggio o simili, ma perché li ha visti crescere e prendere strade brutali e pavloviane. Scriveva Bogost pochi anni fa:

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No, la tecnologia non è neutrale ed ecco come ha condizionato la vita delle donne

In Tecnologia della rivoluzione, Diletta #Huyskes apre una riflessione sulle responsabilità sociali di chi innova. Dal forno a microonde all'AI

@eticadigitale

https://www.wired.it/article/tecnologia-donne-pregiudizi-rivoluzione-progresso-diletta-huyskes/

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Il tweet di Durov sui prossimi cambiamenti in Telegram

@eticadigitale

🎉 Telegram ha raggiunto 10 milioni di abbonati paganti. 10 milioni di persone stanno ora usufruendo di Telegram Premium!

🆕 Oggi, stiamo introducendo nuove funzionalità e ne stiamo eliminando alcune obsolete.

⛔ Abbiamo rimosso la funzionalità Persone vicine, che era utilizzata da meno dello 0,1% degli utenti di Telegram, ma aveva problemi con bot e truffatori.

🛍️ Al suo posto, lanceremo "Aziende vicine", che metterà in mostra aziende legittime e verificate. Queste aziende saranno in grado di mostrare cataloghi di prodotti e accettare pagamenti senza problemi.

✂️ Abbiamo anche disabilitato i nuovi caricamenti multimediali su Telegraph, il nostro strumento di blogging autonomo, che sembra essere stato utilizzato in modo improprio da attori anonimi.

☝️ Mentre il 99,999% degli utenti di Telegram non ha nulla a che fare con la criminalità, lo 0,001% coinvolto in attività illecite crea una cattiva immagine per l'intera piattaforma, mettendo a rischio gli interessi dei nostri quasi miliardi di utenti.

✊ Ecco perché quest'anno ci impegniamo a trasformare la moderazione su Telegram da un'area di critica a un'area di lode.

https://x.com/durov/status/1832054680899215647

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L’ultimo scontro «per i diritti» di un tycoon che obbedisce solo alla destra

Dai licenziati in massa dell'ex Twitter agli ordini eseguiti nell'India di Modi e nella Turchia di Erdogan. È la punta avanzata e più ricca della filosofia Tescreal, il credo dei super miliardari digitali

@eticadigitale

Segnalato da @wrathofkahn sul suo canale telegram

https://t.co/5jyvibPouT

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Apple, TikTok, Google e Facebook forniscono i tuoi dati alle forze dell'ordine fino all'80% delle volte

Le grandi aziende tecnologiche spesso non rivelano quali informazioni sono state condivise e tendono a dire semplicemente che "alcune" informazioni sono state condivise con le forze dell'ordine.

@eticadigitale

https://cybernews.com/security/apple-tiktok-google-facebook-give-data-police/

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Il co-fondatore di La Quadrature du Net, Sonntag: “Snowden è caduto nella trappola: il caso Durov è molto più complesso”

@smaurizi ha intervistato l'ingegnere informatico e imprenditore tecnologico francese @vincib Benjamin Sonntag, esperto di sicurezza e co-fondatore di @LaQuadrature per chiedergli la sua opinione sull'arresto del CEO di Telegram, Pavel Durov.

@eticadigitale

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/08/28/la-quadrature-du-nets-co-founder-sonntag-snowden-fell-into-the-trap-the-durov-case-is-a-lot-more-complex/7672339/

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Questo articolo di The Verge mostra le potenzialità del nuovo Pixel 9 e del suo Magic Editor arrivando alla conclusione che nessuno di noi è pronto per tutto questo. Nell'articolo ci sono alcuni esempi di fotografie modificate senza conoscenze tecniche e in poco tempo che sono pazzesche.

Articolo su The Verge

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Quello di Telegram è un equilibrio precario. L'intervista di @violastefanello a @evacide direttrice della sicurezza informatica di @eff

«L'arresto di Pavel Durov preoccupa per la possibilità di maggiori pressioni dei governi sulle piattaforme, ma anche l'assenza di controllo è una prospettiva allarmante»

@eticadigitale

https://www.ilpost.it/2024/08/27/conseguenze-arresto-pavel-durov-telegram/

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La frontiera politica dello smartphone. A pochi giorni dall'arresto di Durov, JC De Martin riflette sulla trasformazione politico-sociale causata dall'accoppiata smartphone/social media

«L’infrastruttura grazie alla quale miliardi di persone comunicano realizza i due sogni del potere: sapere chi parla con chi e influenzare le conversazioni»

@eticadigitale

https://t.co/ehaWgExAGA

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Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato il primo trattato per combattere la criminalità informatica, un testo immediatamente criticato dai difensori dei diritti umani e dalle principali industrie tecnologiche che mettono in guardia contro uno strumento di "sorveglianza" globale. Dopo tre anni di negoziati formali e una sessione finale di due settimane a New York, la "Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica" è stata approvata per consenso e sarà successivamente sottoposta all'Assemblea Generale per l'adozione formale.

Il testo prevede in particolare che uno Stato possa, per indagare su qualsiasi reato punibile con almeno quattro anni di reclusione ai sensi della propria legislazione nazionale, richiedere alle autorità di un altro Stato qualsiasi prova elettronica collegata a tale reato e richiedere i dati di accesso. Sarà "una catastrofe per i diritti umani ed è un momento buio per le Nazioni Unite", ha detto Deborah Brown di Human Rights Watch, descrivendo uno "strumento di sorveglianza multilaterale senza precedenti".

"Può essere usato per reprimere giornalisti, attivisti, persone LGBT, liberi pensatori e altri, oltre confine", ha lamentato. In questo contesto, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani aveva espresso serie riserve sul testo, invitando questa settimana gli Stati a "garantire che i diritti umani siano al centro della Convenzione". "I difensori dei diritti, i ricercatori e i bambini non dovrebbero temere la criminalizzazione delle attività protette."